Brano: [...]ferito al Tribunale speciale dopo 3 anni e mezzo di detenzione preventiva, nel dicembre 1928 fu condannato a 10 anni e 8 mesi di reclusione.
Pillici, Virginio
N. a Cinisello (Milano) il 27.5.1910; odontotecnico.
Appartenente all'organizzazione comunista clandestina milanese, responsabile della Federazione giovanile, nel gennaio 1931 fu arrestato e, nel novembre successivo, condannato dal Tribunale speciale a
12 anni di reclusione.
Punta Stilo, Scontro di
Scontro tra la Marina italiana e la flotta britannica avvenuto il 9.7.1940 nel Mare Jonio, al largo di Punta Stilo. L’episodio, militarmente inconsistente e sotto vari aspetti inglorioso per il Comando della Marina italiana, venne gonfiato a dismisura e presentato dalla propaganda fascista come una grande vittoria navale, al punto da costituire un esempio classico della sistematica mistificazione di cui furono vittime gli italiani durante la Seconda guerra mondiale.
Il 4.7.1940 (cioè poche settimane dopo l’entrata in guerra dell’Italia) il Comando della Marina venne a sapere, grazie a una fortunata intercettazione radio, che l’intera flotta inglese del Mediterraneo (Mediterranean fi e et) si accingeva [...]
[...]re la munitissima base di Alessandria d’Egitto per muoversi in direzione nordest, cioè verso le coste meridionali dell’Italia.
L’obiettivo della flotta inglese era in realtà quello di portarsi sull’isola di Malta, (v.), per farne evacuare la popolazione civile nella previsione di attacchi italiani, ma i fascisti, che già avevano subito senza poter reagire bombardamenti dalle navi francesi sulle coste liguri, pensarono di trovarsi di fronte
Punta Stilo e il tratto del Mediterraneo teatro dello scontro
a un poderoso attacco nemico. Tuttavia, lungi dal saper approfittare delle informazioni che avrebbero facilmente consentito ai sommergibili e agli aerei italiani di tendere una trappola alle navi inglesi, cogliendole di sorpresa, lo Stato Maggiore della Marina (comandato daH’ammiraglio Domenico Cavagnari, notoriamente legatissimo al regime) si mosse con tale insipienza e ritardo da vanificare la favorevole occasione.
Il 9 luglio, allorché la flotta britannica (comprendente 3 corazzate, 1 portaerei, 5 incrociatori leggeri e
14 cacciato[...]
[...] Mediterraneo / Numerosissime navi inglesi colpite e incendiate dall’Aviazione / Probabile affondamento di una nave da battaglia avversaria / Scontro nel Mare Jonio: la squadra avversaria messa in fuga dalle nostre unità navali ».
La campagna, rigorosamente orchestrata dal Minculpop (Ministero della cultura popolare), continuò per più giorni con titoli sempre più esaltanti: « La Hood [una corazzata inglese che non era neppure stata presente a Punta Stilo] da 42.000 tonnellate in fiamme / Portaerei e incrociatori inglesi incendiati / Gravissimi danni alla flotta inglese: una portaerei, due corazzata, due incrociatori hanno subito avarie e forti perdite tra gli equipaggi ».
Naturalmente gli inglesi poterono smentire tutto e dimostrare con fotografie all’opinione pubblica internazionale che semmai era stata incendiata una nave italiana, la « Giulio Cesare ». Ma di ciò il pubblico italiano potè venire a conoscenza solo a guerra finita.